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Senegal: accogliente, aperto, caloroso
In lingua Wolof, la più parlata in Senegal, Teranga è un leitmotiv, un modo di vivere, una parola d’ordine che significa “ospitalità”
La sua origine è teral, onorare, confortare: questa regione del mondo è sempre stata un crocevia di popoli e l’incontro di culture ha reso i senegalesi generalmente molto aperti verso gli stranieri e disponibili allo scambio e alla condivisione. La Teranga può far sì che ci si senta davvero a casa propria e si esprime fin dall’inizio di una conoscenza, a cominciare dalla lunga sequenza di saluti per proseguire con l’offerta di un pranzo o l’invito a sorseggiare l’Ataya, il “tè del deserto” servito seguendo un vero e proprio rito.
Finis terrae d’Africa, il Senegal è affacciato sull’Ocea¬no Atlantico, lungo la costa occidentale del continente
Nonostante le non grandi dimensioni, è un paese che presenta un caleidoscopio di ambienti naturali: dalle fitte foreste della Casamance a sud, al deserto della regione di Saint-Louis a nord, alla savana punteggiata da giganti baobab centenari, ai laghi salati delle zone centrali, ai 450 chilometri di spiagge.
Tra le mete da non perdere spicca la capitale Dakar, animata da coloratissimi mercati, locali di ogni tipo, monumenti come la Grande Moschea, centri culturali come il Village des Arts, piacevole spazio in cui importanti fotografi, pittori e scultori senegalesi creano ed espongono i propri lavori. Nelle immediate vicinanze, il mercato del pesce sulla baia del villaggio Soumbédine, il Parco Nazionale delle isole Madeleines, punto di transito di diverse specie ornitologiche, e il Lago Retba, il “lago rosa”, dai fondali ricchi di sale, zolfo e alghe che tingono le acque di un colore rosato quando vengono illuminate dal sole di mezzogiorno.
A venti minuti di traghetto da Dakar sorge l’isola di Gorée, proclamata Patrimonio dell’Umanità dall’Unesco. Qui il tempo sembra essersi fermato: niente strade né automobili, ma strette viuzze e antichi edifici coloniali che testimoniano l’importante ruolo dell’isola in una delle più tristi pagine della storia, la tratta degli schiavi attraverso l’Atlantico.