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Il Nilo e il deserto

24.01.2019
Indice

Acqua e sabbia. Pochi altri elementi sono apparentemente così complici. In Egitto il deserto orientale occupa quasi un quarto della superficie, mentre il Nilo si snoda per 6800 km tra le anse di un paese davvero affascinante. Una distesa di sabbia e altopiani quasi disabitata, in netto contrasto con le popolate sponde del fiume più grande del mondo dove è fiorita una delle civiltà più importanti dell’antichità.

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ASSUAN, L’ACQUA E LA STORIA

Il rapporto fra gli Egizi e il loro fiume sacro è forte quanto il tentativo di strappare al deserto aree coltivabili. In pochi altri posti come nel moderno Egitto è possibile toccare con mano l’assiduo e coraggioso confronto di un popolo con le sabbie e le acque del fiume.

Lo straordinario complesso archeologico di Abu Simbel sorge sulle sponde del Lago Nasser, un invaso artificiale finito di costruire nel 1970. Sulla riva occidentale si ergono due enormi templi in roccia, scavati nel fianco della montagna per volere dal faraone Ramses II, nel XIII secolo a.C.. Se fosse rimasto dove sorgeva originariamente il complesso sarebbe stato sommerso dalle acque, invece, l’intero sito archeologico - una delle meraviglie dell’antichità egizia - è stato interamente spostato fra la fine degli anni ‘60 e i primi anni ’70 per consentire la realizzazione del lago e della Grande Diga che imbriglia le acque del Nilo per dare energia elettrica a gran parte del Paese. Quattro statue di Ramses II, alte circa 20 metri, accolgono il visitatore e introducono al tempio maggiore che è costituito da diversi ambienti, fra cui una grande sala centrale e uno spazio dedicato al santuario vero e proprio. Ad un centinaio di metri di distanza, sulla medesima collina, si trova il tempio minore dedicato ad Hathor di Ibshek, a Nefertari, moglie di Ramses II, e ad altre divinità femminili.