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Le 5 leggende più affascinanti della Sardegna
La Sardegna è senza dubbio una regione ricca di storia, cultura e tradizione. L’immaginario popolare e collettivo degli abitanti del luogo nasce e proviene da una lunga memoria di miti e leggende sulla Sardegna stessa e sulle sue ricorrenze e caratteristiche. Dai racconti sulle origini dell’isola alle storie legate a tradizioni e credenze, fino a quelle legate a cibi e bevande, piante e fauna locali. Molti di questi miti e leggende sardi sono frutto di diverse versioni che nel corso dei secoli, fin dall’antichità, passando per medioevo e storia più recente si sono fuse insieme, componendo il racconto finale. Tante storie sono anche all’origine di festività ed eventi periodici locali. Scopriamo insieme 5 tra i più interessanti miti e leggende sulla Sardegna.
IL MIRTO
Nel corso della storia, il mirto, tipica bacca sarda e simbolo dell’isola con i suoi aromi caratteristici e i liquori che ne derivano, ha assunto significati e valenze diversi per tanti popoli e oggi conserva in Sardegna quest’aura di sacralità e tradizione. Quattro sono i principali valori che furono assegnati a questa pianta. Essa innanzitutto rappresenta il buon augurio e la buona sorte. In tempi antichi infatti, si cingevano i capi dei soldati prima di una spedizione militare di conquista oppure si adornavano abiti e abitazioni per dare forza ed energia. Si dice infatti, in alcuni miti arabi, che Adamo portò via dall’Eden un ramo di mirto per ricordati i tempi felici e puri. Inoltre, si parla di un arbusto ricollegato alla femminilità. Nell’antica Grecia infatti esso era pianta sacra alla dea della bellezza e dell’amore Afrodite, la quale, secondo i racconti di Ovidio, si nascose dietro un cespuglio di mirto subito dopo la sua nascita dalla schiuma del mare, per celarsi agli occhi indiscreti di un fauno. A ciò si ricollega il legame con il concetto di fecondità: di mirto infatti si incoronavano gli sposi nell’antichità greca, tradizione ripresa tra l’altro oggi in Inghilterra, in cui nel bouquet nuziale questa pianta viene spesso inserita. In terzo luogo, il mirto viene rimandato al concetto di erotismo, considerato com’è sempre stato la pianta più afrodisiaca di tutte. Infine, un ultima valenza che il mirto assume è quella di continuità naturale della vita nella morte: leggende greche narrano infatti che Dioniso portò nell’Ade una pianta di questo arbusto per avere in cambio la madre, così da allora la bacca viene assimilata all’Oltretomba.
IL MALOCCHIO
Una grande credenza che domina in Sardegna è legata all’esistenza di pratiche e soggetti che sono in grado di infondere malessere o disagio in persone e animali anche solo con uno sguardo. La leggenda dice che il malocchio si possa attirare su se stessi o possa essere infuso da altri. Diffusa è l’idea che guardare negli occhi un defunto porti
, ma allo stesso tempo che questo possa essere mandato da una persona con delle peculiarità fisiche, come gli occhi storti, che a lungo osserva un essere umano o animale con malignità o con un qualche senso di compiacenza. Le storie popolari riconoscono l’esistenza di alcuni rimedi e di alcune pratiche di prevenzione. Tra i primi si ricordano azioni che storicamente venivano messe in pratica da donne di medicina, la cosiddetta sa maiargia, o da tre donne di nome Maria, le Tre Marias. Generalmente venivano utilizzati oggetti come medagliette, conchiglie particolari od orpelli marini che venivano fatti cadere in un bicchiere d’acqua pulita, in cui si studiavano le bollicine prodotte: a seconda del numero e della disposizione si attribuiva una carica maggiore o minore al malaugurio e venivano messi in pratica rimedi differenti. Legati alla prevenzione erano invece degli oggetti che si portavano con sé, addosso o tra i vestiti, per proteggersi dagli sguardi malevoli. In particolare i bambini venivano abbigliati con pezzi di corallo o conchiglie particolari trovati in mare, prodotti di ricette alimentari e d’erboristeria o piccoli molluschi dalla particolare forma ad occhio, per simboleggiare uno sguardo benefico.
IL GOLFO DEGLI ANGELI
Una delle leggende sulla Sardegna più affascinanti è quella che narra la storia delle origini e della nascita del noto Golfo degli Angeli, affacciata sul quale sorge la città capoluogo, Cagliari. Il mito natta che in tempi antichi, gli Angeli avessero chiesto in dono a Dio una terra piena d’amore, di rispetto e di felicità e che questi li abbia inviati in cerca di tale paradiso terrestre, perché potessero stabilirvisi. Dopo aver a lungo vagato, trovando sempre guerra e devastazione e discordia, finalmente gli Angeli misero gli occhi su un’isola verde in mezzo a un mare tranquillo, in cui gli uomini coltivavano i campi e portavano le greggi al pascolo e si amavano con semplicità. Questi decisero di fermarsi qui e il Signore lo concesse. In breve tempo però, le ire di Lucifero si abbatterono su di loro e una furiosa lotta tra bene e male infuriò nelle acque pacate del golfo. Alla fine gli Angeli ne uscirono vittoriosi grazie all’intervento dell’Arcangelo Gabriele con la sua spada luccicante. Lucifero adirato strappò allora la sella dal suo destriero nero con le narici infuocate e la lanciò. Queste sono le leggende che circondano la nascita del Golfo degli Angeli e della Sella del Diavolo, luoghi incantati nel sud della Sardegna.